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Vita e opere. Epitteto
era nato a Ierapoli in Frigia; dapprima schiavo,
gli fu poi concessa dal padrone la libertà e in seguito, espulso
da Roma sotto Domiziano, si ritirò a Nicopoli in Egitto, dove aprì
una propria scuola filosofica. Tra i frequentatori di essa ci fu
Arriano di Nicomedia, che all'inizio del secondo secolo d.C. trascrisse
dalla viva voce del maestro le lezioni e le conversazioni in un'opera
intitolata Diatribe. Nella composizione di quest'opera
Arriano assunse a modello i Memorabili di Socrate
di Senofonte, nell'intento di presentare Epitteto
come un nuovo Socrate.
Dalle Diatribe fu poi estratto un insieme di massime, intitolato
Manuale [leggi
l'opera], che godette grande fortuna ed ha avuto come
insigne traduttore in italiano Giacomo Leopardi.
Il pensiero. Le Diatribe
riferiscono gli insegnamenti di un ex schiavo, ma non possono essere
interpretate come il documento di una diffusione della filosofia
tra i ceti popolari: infatti l'accesso alle scuole filosofiche era
molto più agevole per schiavi di famiglie ricche, come era stato
il caso di Epitteto stesso, che per cittadini poveri costretti a
lavorare per sopravvivere. In realtà, le Diatribe sono soprattutto
lo specchio di ciò che lo stoicimo
poteva offrire ai bisogni e alle aspettative dei ricchi
e nobili frequentatori della scuola di Epitteto: questo
era fondamentalmente il suo pubblico. A differenza di Seneca,
Epitteto è un filosofo di scuola e, quindi, riconosce l'importanza
dell'addestramento dialettico e della conoscenza delle teorie logiche
costruite dagli stoici
antichi. Ma la scuola filosofica è soprattutto una casa di cura,
dove occorre anche sapere come e dove applicare i farmaci predisposti
dalla dialettica.
Anche Epitteto, come Seneca,
parte dalla dicotomia tra ciò che dipende e ciò che non dipende
da noi. La prima sfera, la sfera della libertà,
è identificata con l'uso corretto non delle cose, che di per sé
non dipendono da noi e non sono beni, quanto dalle rappresentazioni
delle cose: soltanto in questo uso si trova la matrice del bene
e del male. Tutti gli uomini hanno la nozione che il bene è utile
e deve essere cercato, e l'errore può nascere quando si tratta di
decidere se una determinata cosa è bene. Riprendendo un termine
aristotelico,
Epitteto denomina prohairesis questo principio
fondamentale di scelta, che è stato donato agli uomini dalla divinità.
Esso consente di valutare correttamente le cose,
in primo luogo di determinare se dipendono o no da noi e di agire
conseguentemente: in questa zona franca il mondo esterno non può
avere influenza.
L'operazione è rassicurante, perché individua un territorio di cui
si può essere integralmente padroni in qualsiasi circostanza. In
questa prospettiva, la stessa distinzione giuridica tra libero e
schiavo tende a diventare irrilevante anche nel pensiero dell'ex
schiavo Epitteto. Dunque, si tratta di recitare bene la parte assegnata
a ciascuno dalla divinità. Il modello indicato dal dio agli uomini
per Epitteto è Diogene,
il vero cinico, libero di fronte al tiranno, ma che non ha nulla
in comune con i nuovi cinici, che percorrevano le città dell'impero
costruendo la loro identità soltanto con atteggiamenti esteriori,
la barba, la bisaccia e il bastone.
Una summa della filosofia di Epitteto è ravvisabile in quanto
egli dice nel Manuale: "Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini,
ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti. Per esempio, la
morte non è nulla di terribile (perchè altrimenti sarebbe sembrata
tale anche a Socrate): ma il giudizio che la vuole terribile, ecco,
questo è terribile. Di conseguenza, quando subiamo un impedimento,
siamo turbati o afflitti, non dobbiamo mai accusare nessun altro
tranne noi stessi, ossia i nostri giudizi. Incolpare gli altri dei
propri mali è tipico di chi non ha educazione filosofica; chi l'ha
intrapresa incolpa se stesso; chi l'ha completata non incolpa né
gli altri né se stesso"; è evidente la matrice stoica,
il prendere la vita per quella che è, senza lamentarsi, ma cercando
di vivere nel migliore dei modi possibili, proprio perché il
nostro è il migliore dei mondi possibili.
...:::Diego Fusaro:::...
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