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Vita. Galeno, nato
a Pergamo nel 129, frequentò da giovane le tradizionali 4 scuole
filosofiche (platonica,
aristotelica,
epicurea
e stoica)
e a Smirne seguì l'insegnamento del platonico
Albino. Dopo un soggiorno ad Alessandria nel 152 - 57, ove apprese
la pratica della dissezione anatomica, si recò nel 161 a Roma. Tornato
a Pergamo, fu richiamato a Roma nel 169 da Marco
Aurelio prima come medico militare e poi come medico
di corte. Qui Galeno scrisse numerose opere, molte delle quali ci
sono state conservate. In una sorta di autobiografia scandita come
una sequenza di scritti, intitolata Sui propri libri,
Galeno stesso provvede a fornire un elenco bibliografico di tutta
la sua produzione. Del resto, quanto contasse per lui il fatto di
scrivere è provato dalla sua affermazione che la natura
ha dato all'uomo la mano per scrivere. Forse dopo il 192
tornò nella sua città natale, Pergamo; morì verso il 200.
Pensiero. Galeno intende
rifondare la medicina come sapere globale, capace
di accogliere in sé le punte più avanzate del sapere scientifico,
filosofico e letterario. La stessa supremazia culturale in ambito
medico non può essere assicurata con il solo impiego di modelli
teorici medici o di tecniche terapeutiche, sempre in ogni caso insufficienti
e sovente fallimentari.
Il successo che egli incontra presso il pubblico colto a Roma è
dovuto non solo alla sua esperienza anatomica, ma anche alla sua
capacità di discutere teorie globali e fornire soluzioni a problemi
generali. Il ritratto di medico che egli delinea nello scritto programmatico
L'ottimo medico è filosofo fa emergere
una figura capace di padroneggiare i più svariati campi del sapere.
Il suo modello conoscitivo è esemplificato dalla dimostrazione geometrica.
L'interesse di Galeno per la logica, documentato nello scritto Introduzione
alla logica, mostra piena conoscenza delle proprietà dei sillogismi
categorici ed ipotetici, già studiati nella tradizione aristotelica
e stoica.
A questi egli aggiunge sillogismi
di relazione, che trovano particolare applicazione in ambito matematico.
Un esempio: se A è uguale a B e B è uguale a C, allora A è uguale
a C, dove è enunciata la proprietà transitiva della relazione di
uguaglianza.
Ma Galeno si dimostra altrettanto versato negli altri settori della
filosofia; qui emergono le opzioni di Galeno: decisamente anti-stoico,
oltre che anti-epicureo,
egli ritiene che le punte più avanzate dell'indagine filosofica
siano da ravvisare nel platonismo
e, in via subordinata, nell'aristotelismo.
In generale, tuttavia, egli rifiuta di identificare le proprie
posizioni con quelle di una singola scuola, così come respinge
in quanto pseudo-problemi non suscettibili di reale soluzione alcune
questioni tradizionali per i filosofi, come quelle sull'essenza
della divinità, sull'immortalità dell'anima, sull'eternità del mondo,
sulla sua finitezza o infinità, sull'unicità o pluralità dei mondi.
Secondo Galeno non esistono dati adeguati che consentano di dirimere
tali questioni, le quali oltre tutto non hanno alcuna utilità pratica.
Una teoria ha significato quando è controllata
dall'esperienza, che ha funzione rilevante nell'acquisizione
di conoscenze.
La convergenza di medicina e filosofia consente in primo luogo,
secondo Galeno, di costruire un'antropologia globale. La vera tradizione
medica è per lui rappresentata da Ippocrate, che
egli considera autore di varie opere del Corpus che va sotto il
suo nome, e alle quali egli dedica minuziosi commenti. Da Ippocrate
egli accoglie soprattutto la teoria umorale, secondo
cui l'uomo è costituito dai quattro umori, sangue, flegma, bile
gialla e bile nera. Il variare dei rapporti proporzionali fra i
4 umori dà luogo a 4 temperamenti, che delineano la tipologia umana
fondamentale: sanguigno, flegmatico, collerico e malinconico.
Galeno ritiene che molti medici dell'età successiva, dagli allievi
di Erasistrato ad Asclepiade e ai cosiddetti metodici, si siano
allontanati dalle linee fondamentali dell'insegnamento di Ippocrate,
al quale egli ritiene necessario tornare. In particolare, contro
tutte le forme di meccanicismo e atomismo, che trovavano applicazione
anche in ambito medico, egli avanza una concezione finalistica
(teleologica) della natura, già avanzata in passato da
Aristotele.
Nello scritto Sull'uso delle parti, in
17 libri, egli tenta di spiegare la conformazione dei vari organi
del corpo umano in base alle funzioni che ciascuno di essi deve
assolvere. Come mostra in un altro scritto, intitolato Sulle
facoltà naturali, ogni organo è dotato della facoltà
naturale di attrarre o trasformare o espellere. La perfetta corrispondenza
di organi e funzioni appare come manifestazione di un ordine divino
provvidenziale. Le concezioni filosofiche, alle quali egli si richiama
in questa prospettiva, sono soprattutto il platonismo
e l'aristotelismo,
e non lo stoicismo.
In opposizione agli stoici,
egli pone al centro la causa finale, sulla scia di Platone
e Aristotele,
ma sulla linea di Platone
e a differenza di Aristotele,
egli interpreta il finalismo della natura in termini di
provvidenza divina. E' soprattutto la filosofia di Platone
che Galeno vede convergere con l'insegnamento medico di Ippocrate.
Nello scritto Sulle dottrine di Ippocrate e
Platone,
egli polemizza contro la concezione monistica dell'anima propria
dello stoico
Crisippo, opponendole l'impostazione platonica.
In un altro scritto, dal titolo I costumi dell'anima dipendono dai
temperamenti del corpo, Galeno fa propria la tripartizione platonica
dell'anima (la metafora della biga alata), con corrispondente localizzazione somatica di
ciascuna delle parti (rispettivamente in cervello, cuore, fegato),
ma riconduce le qualità dei vari tipi di anima al temperamento che
ha luogo negli organi corporei.
La conseguenza è che tali qualità dipendono in parte dal processo
di generazione e formazione dell'embrione, sul quale il medico non
può intervenire, ma in seguito anche dall'alimentazione e dal regime
di vita, sui quali, invece può agire il medico. Galeno rivendica
in tal modo alla dialettica medica il controllo e la terapia delle
passioni. Contro la pretesa del filosofo stoico
di essere in tal senso il vero terapeuta, il medico afferma il proprio
primato, attribuendosi la cura anche dei malvagi. Essi, qualora
risultino irrecuperabili, devono essere soppressi in quanto pericolosi
e non perché responsabili, allo stesso modo in cui serpenti e scorpioni
non sono responsabili del veleno che portano con sé.
A Galeno erano noti scritti di scuola di Aristotele,
che egli citava e utilizzava.
...:::Diego Fusaro:::...
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