Vita.
Imbevuto di cultura ellenistica, G. costituisce
l'anello di congiunzione tra la poesia neoterica e l'elegia augustea.
Nacque nella Gallia Narbonese. Combatté
con Ottaviano contro Antonio in Egitto e, nel 30, divenne il primo
"praefectus Aegypti". Alcuni suoi atteggiamenti, congiunti alla
tendenza a tributare onori divini ai governanti, tipici di quella
regione, lo misero in cattiva luce presso Ottaviano, che lo fece
condannare all'esilio e alla confisca dei beni. G. si uccise. La
"damnatio memoriae" che il princeps volle del suo prefetto indusse,
come sembra, Virgilio, che pure era stato legato a G. da intensa
amicizia, a sostituire il finale del IV libro delle "Georgiche",
che si chiudevano con le sue lodi, con l'episodio di Aristeo, ma
non impedì che Properzio lo celebrasse come insigne poeta
d'amore e Ovidio vedesse in lui l'iniziatore dell'elegia latina.
Determinante, per la sua formazione, fu l'amicizia
con Partenio di Nicea, il poeta greco che molto contribuì
alla diffusione dell'alessandrinismo presso i "neoteroi". A lui,
Partenio dedicò la sua raccolta in prosa di dolorose vicende
d'amore ("Erotika pathemata"), come repertorio di casi e di citazioni
da utilizzare per la composizione dei suoi versi.
Accanto a quella di Partenio, rilevante fu pure
l'influenza della "difficile" poesia, di carattere mitico e astrusamente
erudito, del greco Euforione di Calcide (III secolo).
G. amò, sotto lo pseudonimo di Licoride,
una donna seducente quanto spregiudicata. Da schiava, Licoride era
riuscita a diventare "mima", idoleggiata attricetta, col nome di
Citeride (ma si chiamava solo Volumnia...). Amante di Bruto e di
Antonio, dovette fare irresistibile presa sull'animo sognante -
cosi ce lo descrive Virgilio nella X ecloga - di G., che tuttavia
abbandonò nel più profondo sconforto per seguire un
ufficiale tra le nevi delle Alpi e i freddi del Reno. Capricciosa
e leggera, la "pulchra Lycoris" fu tuttavia 1'ingenium di G. (cosi
Marziale in 8, 73, 6) ed ebbe gli onori della poesia nei 4 libri
di elegie che il poeta compose e riunì forse col nome di
"Amores" (o proprio col nome di lei, "Lycoris").
Opere.
Sino a pochi anni fa, di G., posto da Quintiliano
(10,1, 93) tra i massimi poeti elegiaci, avevamo soltanto un pentametro,
contenente una nota erudita, secondo la migliore tradizione alessandrina,
su un fiume della Scizia. Tutto ciò ci rimaneva del corpus
attestato, invece, dalla tradizione: 4 libri di elegie, "Amores"
ed epilli. Nel 1979 un papiro egiziano ci ha restituito una decina
di versi, nel primo dei quali è presente il nome di Licoride.
Se questi versi sono effettivamente autentici, resta confermata
l'importanza che gli antichi assegnavano all'esperienza poetica
di G.: vi sono contenute le note soggettive tipiche dell'elegia
latina, la dedizione d'amore intesa come "servitium" nei confronti
della "domina", l'accenno alla "nequitia", alla dissolutezza, un
concetto caratteristico del mondo elegiaco.
Probabilmente nella poesia di G. dovevano essere
presenti i motivi e la struttura compositiva della grande elegia
augustea. In particolare, le note mitiche ed erudite dovevano fondersi
con la diretta esperienza sentimentale del poeta amante.
...:::Bukowski:::...
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