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Marco Terenzio Varrone

--- Reate, oggi Rieti, in Sabina, nel 116 – 27 a.C. ---

 

Vita.

Autore longevo. L'elemento più significativo della vita di V. è sicuramente la sua longevità, che lo mette in condizione di assistere agli eventi che vanno dal comparire di Mario sulla scena politica all'ascesa di Augusto.

Fra tradizione e modernità. Studiò a Roma e ad Atene. Difensore della tradizione (secondo, potremmo dire, quasi il dettato genetico della sua origine sabina), si schierò dalla parte di Pompeo, ricoprendo la carica di tribuno della plebe e, in seguito, quella di pretore, senza peraltro proseguire e concludere il suo "cursus honorum". Cesare gli perdonò e gli affidò addirittura la biblioteca pubblica che intendeva instaurare in Roma: la scelta proprio di V. potrebbe spiegare la valenza politica del progetto cesariano: il mondo nuovo che dittatore sta realizzando si preoccupa di mantenere la memoria del passato per trasmetterla ai posteri. Pare, infine, che V. sia stato anche consigliere di Augusto per le questioni religiose.

Opere.

Ancor più che come poeta moralizzante, V. agì sul suo tempo come erudito. La sua riflessione si estese a tutti i campi che si presentavano agli "antiquari" del suo secolo, in una sorta di "summa" enciclopedica del sapere in lingua latina dagli inizi della storia di Roma fino all'età repubblicana: dal passato della lingua latina ("De lingua latina") alla storia letteraria di Roma ("De poetis", "De poematis", eccetera, con particolare riguardo per i problemi sollevati dal teatro di Plauto), alla religione romana e alla "vetustà" delle istituzioni e dei costumi profani ("Antiquitates"), fino al diritto (15 libri di diritto civile), alla cronologia generale, alla genealogia delle famiglie nobili, passando ancora per la geografia, l'agricoltura ("De re rustica"), la geometria, l'aritmetica, per concludere infine con un quadro dei differenti sistemi filosofici.

Ecco, nello specifico, i contenuti delle opere maggiori, di cui purtroppo spesso conserviamo solo i titoli o scarsi frammenti:

- De rustica. In 3 libri: il I tratta dell’agricoltura in generale; il II dell’allevamento del bestiame; il III degli animali da villa e da cortile.

Non destinata all’istruzione pratica del fattore (se non nelle apparenze), ma scritta piuttosto per alimentare e compiacere l’ideologia (tradizionalmente romana) del ricco proprietario terriero – secondo il presupposto del processo di concentrazione delle terre – l’opera in qualche modo "estetizza" la vita agricola: essa testimonia anche il cambiamento profondo dell'ideale di "agricola", definitivamente trasformatosi in gentiluomo di campagna, che conosce tutti gli aspetti della gestione di un'azienda, ma non ha più alcun diretto contatto col lavoro dei campi.

Altre caratteristiche dell'opera sono: la profonda conoscenza della materia, la formula dialogica - spesso briosa ed arguta, quando non è soffocata dall’erudizione - e l’amore per la sana vita dei campi.

- Antiquitates rerum humanarum et divinarum. In 41 libri: da S. Agostino, che ce ne ha conservato lo schema strutturale, apprendiamo che essa si divideva in due parti, dedicate la I alle antichità profane (libri 1-25), la II a quelle sacre (libri 26-41). La storia – come è qui concepita – è soprattutto storia di costumi, di istituzioni, e anche di "mentalità"; è la storia collettiva del popolo romano, sentito come un organismo unitario in evoluzione.

- Imagines. Quest'opera, conosciuta anche sotto il titolo di "Hebdomades", è in 15 libri e consta di 700 ritratti di uomini illustri, latini e greci, accompagnato ognuno da un elogio in versi e da una notizia in prosa, disposti in 7 su un foglio e distribuiti in diverse categorie: capitani, politici, poeti, ecc…

- De lingua latina. Primo trattato sistematico di grammatica latina, l'opera era divisa in 3 parti: sull’etimologia (libri II-VII), la teoria delle declinazioni (VIII-XIII) e la sintassi (XIV-XXV).

Dei libri superstiti (V-X), i primi 3 parlano dunque di etimologia, mentre gli altri della flessione, e in particolare discutono la questione, allora in voga, dell’ "anomalia" e dell’ "analogia" (ovvero, la prevalenza, nei fenomeni linguistici, dell'uso o della norma). V. propende sostanzialmente per la seconda opzione.

- Logistorici. In 76 libri, è una serie di "trattatelli", che affrontavano argomenti storici e filosofici con ampia documentazione: ogni libro recava come titolo il nome di un personaggio storico, seguito dall'indicazione del tema trattato, ad es. "Marius, de fortuna", "Catus, de liberis educandi"…

- Disciplinarum libri IX. In 9 libri, è una vera e propria enciclopedia delle arti liberali, che si occupava di grammatica, dialettica, geometria, aritmetica, astrologia, musica, medicina in forma organica e manualistica;

- Saturae Menippeae. In 150 libri, in chiave etico-didascalica, ad emulazione dei prosimetri di Menippeo di Gàdara (filosofo cinico, severo fustigatore dei corrotti costumi), ma anche vicine alla tradizione satirica romana. Dai frammenti superstiti, si comprende come l'autore abbia trovato, nella forma aperta (per contenuti, lingua e metro) caratteristica di questo genere, il mezzo ideale per esprimere la propria visione del mondo, volta alla idealizzazione della purezza di costumi del passato.

Considerazioni.

Scrigno di cultura. Il pensiero di V. è chiaro, sebbene egli abbia la tendenza ad usare e ad abusare di suddivisioni sistematiche non sempre rispondenti alla realtà. Egli si presenta come uno dei primi e, forse, il più completo degli enciclopedisti romani: dall'antichità in poi, ha costituito la fonte inesauribile delle informazioni, cui hanno attinto tutti gli autori successivi e in particolare sant'Agostino, che da lui ha ricavato moltissimi elementi relativi alla religione romana. Virgilio, da parte sua, ha molto utilizzato il suo trattato sull'agricoltura (che è fra le fonti delle Georgiche).

Testimone tra due epoche. V. fornisce perciò al proprio secolo l'impalcatura delle conoscenze sulle quali aspira ad appoggiarsi una letteratura che si rivela sempre meno una manifestazione di pensiero e sempre più un fenomeno di "stile". Egli, insomma, costituisce il punto di sintesi di tutto il passato di una civiltà nel momento della trasformazione politico-istituzionale e culturale che ne modifica totalmente l'assetto: il suo sembra essere il progetto di un intellettuale che vuole conservare e tramandare ai posteri il patrimonio culturale di tutta un'epoca.


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