Definizione.
*Potremmo intendere per letteratura latina
l'insieme delle opere d'intento artistico e letterario scritte
in latino: una definizione formalmente valida, ma altresì
decisamente vasta, comprendendo di fatto varie letterature, differenti
l'una dall'altra. L'uso letterario del latino, che comincia ad
affermarsi nel corso del III sec. a.C., è destinato infatti
a svilupparsi ininterrottamente da allora in poi: s'annoverano,
così, una letteratura latina moderna, la letteratura del
periodo di Cicerone o di Augusto, la letteratura in lingua latina
d'ispirazione cristiana, la letteratura latina "pagana"
(e, all'interno di quest'ultima, è bene distinguere le
opere composte tra il III sec. a.C. e il III o, al massimo, il
IV della nostra era). E' evidente, insomma, che caratteri e "spirito"
di questi periodi e siglature sono del tutto diversi.
*Possiamo di contro affermare che fino a che
sopravvive, tra gli autori, il sentimento di partecipare a una
cultura "romana", è possibile ammettere ancora
l'esistenza di una letteratura latina. Questa letteratura, infatti,
è essenzialmente quella di Roma, della Roma repubblicana
e conquistatrice, della Roma imperiale e trionfatrice. E
animata dallo spirito romano, celebra la gloria dei padroni del
mondo: ma si sforza anche di definire i valori fondamentali sui
quali poggia questa conquista; segue, e talvolta anticipa, l'evoluzione
intellettuale, contribuendo in questo modo alla formazione di
una civiltà originale. Sarebbe, dunque, allettante chiamarla
"romana", più che "latina", se anche
questa definizione non rischiasse, a sua volta, di creare confusione.
Tra coloro che hanno contribuito a formarla, com'è noto,
pochi autori infatti furono "romani di Roma": fin dal
principio sono dei sudditi o degli alleati coloro che compongono
le prime opere e, via via che la conquista avanza, si vedono provinciali,
i "barbari" della vigilia, arricchire la letteratura
dei loro vincitori. Il che lascia intravedere come questa letteratura
sia in realtà il prodotto di una convergenza tra uno stato
sociale e politico e uno stato linguistico, tra la città
romana e la lingua latina.
*Ciò che dobbiamo tentare di cogliere
e definire è, così, una letteratura di lingua latina
e di ispirazione romana. Si capisce, allora, perché essa
potesse nascere soltanto nel momento in cui, simultaneamente,
si trovarono realizzate le due condizioni che le erano necessarie,
e perché, inoltre, non potesse sopravvivere alla scomparsa
di una delle due. Alla sua nascita, era necessario che Roma fosse
già affermata e sufficientemente forte come centro politico,
e che la lingua latina avesse acquistato flessibilità e
ricchezza sufficienti. Al momento del suo declino, fu il crepuscolo
dell'Impero, la scomparsa dei valori tradizionali che ne compromisero
definitivamente il vigore.
*Altra questione è il debito della letteratura
latina nei confronti di quella greca: se è oramai assodato
che l'una è "figlia" dell'altra, non si deve
tuttavia credere che, già inizialmente, si tratti solo
di una copia maldestra e scolastica. Le composizioni latine sono
una trasposizione, rispondente ai bisogni culturali propri di
Roma, più della funzione che della materia di quelle opere
che i romani vedevano vivere all'interno del mondo greco.
Volendo azzardare una schematizzazione, potremmo
quindi dire che la letteratura latina:
1 non è originale, in quanto assume l'elemento
formale greco (verso, forme stilistiche, generi letterari) e spesso
quello contenutistico (pensiero filosofico, mitologia, scienza,
leggende
);
2 è originale, invece, in quanto esprime
i valori essenziali che erano il fondamento della tradizione,
della cultura, dell'educazione, dello spirito del popolo romano.
Forse, in tal senso, sarebbe preferibile valutare
la possibilità, a questo punto, di parlare di una sola
civiltà ellenistico-romana, dove l'apporto della romanità
è, più che altro, dovuto ai caratteri che denotano
il suo spirito:
- la tendenza pratica, propria della sua anima
"contadina";
- la preferenza per uno stile solenne nella forma
e una certa inclinazione alla sentenziosità;
- la capacità di assimilare ed unificare
il pensiero di popoli tanto diversi;
- il superamento dell'individualismo, per cui
prevale una tendenza nazionale e patriottica.
Si creano, così, delle epopee e un teatro
tragico, che tenderanno a fissare, per Roma, un passato mitico;
la stessa commedia si svilupperà intorno a valori morali
e sociali, proprio come faceva la "commedia nuova" greca.
La prosa, quella degli storici, dei legislatori, dei giuristi,
degli oratori, si integrerà anch'essa allo spirito della
città, e l'imitazione dei grandi prosatori greci sarà
tutt'altro che sterile schiavitù. E vano, insomma,
voler opporre una Grecia creatrice a una Roma che ne sarebbe soltanto
l'imitatrice servile: la creatività si sussegue, dall'uno
all'altro campo, tanto che l'anteriorità della letteratura
greca spiega solo come quella di Roma abbia potuto svilupparsi
così rapidamente e prendere una sorta di "scorciatoia"
per giungere alla perfezione.
...:::Bukowski:::...
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