Vita.
Senatore, cortigiano di Nerone, console nel 68,
noto durante i periodi più cupi della tirannide come delatore.
Sotto Vespasiano, fu proconsole d'Asia. Coltivò la poesia
nella vecchiaia, ritiratosi a vita privata. Colpito da un male incurabile,
si lasciò morire di fame.
Opera
e considerazioni.
La sua opera maggiore è un lungo poema epico
sulla II guerra punica - "Punica"- in 17 libri, ricostruzione
della guerra di Roma contro Annibale, dalla spedizione di questi
in Spagna al trionfo di Scipione dopo Zama. L'opera, forse originariamente
in 18 libri, risulta nell'ultima parte più sintetica e frettolosa,
mentre i primi avvenimenti sono narrati con ampiezza di particolari
e ricchezza di pathos; in essa, inoltre, manca un vero e proprio
nucleo narrativo dominante ed unificante: gli episodi si succedono
in ordine cronologico, senza dare vita ad una narrazione, ad es.,
incentrata su una figura di eroe, che faccia da filo conduttore
e che svolga un ruolo provvidenziale di "fondatore" della patria.
Il tema punico, già trattato da Ennio, e
preannunciato in qualche modo dal "Bellum Punicum" di Nevio, viene
questa volta ripresentato in stile virgiliano. S. vuole imitare
il grande maestro nello stile, nella lingua, nelle immagini, nell'apparato
mitologico-divino, ma la sua emulazione si limita decisamente all'aspetto
formale, nell'adozione soprattutto dei "topoi" propri della
poesia epica. D'altro canto, anche la presenza sensibile dell'epopea
"annalistica" permane: S. non ha saputo liberarsi dai quadri storici,
e ciò produce una specie di miscela di due estetiche, che
mette allo scoperto per intero l'apparato del "meraviglioso" di
tipo (anche) "omerico" come un complesso di artifici ormai sorpassati.
Seppure la disposizione è "annalistica",
non si può ridurre tuttavia l’opera ad una semplice versificazione
del materiale storico raccolto ed esposto da Livio nella III decade,
la sua maggiore fonte storica.
Altre fonti, infatti, furono Marrone, Posidonio,
Igino; fra le poetiche Ennio (essenzialmente per la già detta
disposizione "annalistica"), appunto Virgilio (nei termini già
accennati) e Lucano (per la scelta di un argomento di "epica storica"
e per le consonanze di taluni "colores" stilistici): e, in effetti,
il poema di S. può idealmente essere inserito in una posizione
intermedia proprio tra questi due ultimi autori.
L’opera – che nel suo complesso s'innesta, dunque,
senza aggiungere molto di nuovo, nel ricco filone della letteratura
patriottica romana – è stata severamente giudicata dalla
critica moderna per la sua "macchinosità", per l’eccesso
di discorsi retorici, per la scarsa poeticità (ma già
Plinio il Giovane la disse scritta "più con scrupolo che
non ingegno"): in verità, e in ultima analisi, il suo maggior
pregio sembra consistere nella quantità di informazioni etnografiche,
mitologiche, storiche che vi compaiono.
...:::Bukowski:::...
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