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>>> VIOLENTIA IN IRAQUIA
ET IN ARABIA SAUDIANA CRUDE<S>CIT.
In urbe Nasirija Iraquiae meridionalis ictus terroristicus
die Mercurii factus est, quo saltem viginti sex homines vitam
amiserunt. Maior pars victimarum erant milites aut custodes
militares Italiani.
Paucis diebus ante (8.11.) Riadi, in urbe principe Arabiae
Saudianae, simili impetu duodeviginti homines perierunt.
In hoc scelere insolitum fuit, quod iam non Americani aut
alii occidentales petebantur sed Arabes et, ut plerique putant,
familiares regis, etsi nemo ex his inter victimas fuit.
Forsitan terroristae ostendere voluerunt neminem, ne regiam
quidem familiam, Riadi in tuto esse.
Italia in Iraquia meridionali paene tria milia virorum habet,
qui ordinem publicum custodiunt et minas explosivas removent.
Silvio Berlusconi, primus minister Italiae, affirmavit Italiam
nullo terrore adduci, ut voluntatem Iraquianos adiuvandi deponeret.
Multi autem delegati oppositionis politicae flagitaverunt,
ut copiae Italicae ex Iraquia deportarentur. [Nuntios
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>>> IRAQ ED ARABIA SAUDITA: ESCALATION DEL TERRORE.
Attentato terroristico consumato a Nassiriya, città
dell’Iraq meridionale, mercoledì [12 novembre;
ndt]: almeno 26 le vittime, la maggior parte delle quali
soldati e carabinieri [custodes militares] italiani.
Pochi giorni prima (8 novembre), a Riad, capitale dell’Arabia
Saudita, un attentato analogo ha causato 18 vittime. La peculiarità
di quest’ultimo atto terroristico è stata ch’esso
ha preso di mira non gli statunitensi o comunque gli occidentali,
ma gli stessi arabi, anzi, secondo l’opinione più
diffusa, la famiglia reale, anche se essa non ha subito perdite.
Probabilmente, l’intenzione dei terroristi è
stata quella di dimostrare che Riad non è zona sicura
per alcuno, neanche per la famiglia reale.
L’Italia annovera, nell’Iraq meridionale, all’incirca
3mila uomini, che assolvono mansioni d’ordine pubblico
e di sminamento. Il premier italiano Silvio Berlusconi ha
affermato che la strategia del terrore non fa desistere l’Italia
dalla sua “missione di pace” in Iraq. Di contro,
molti rappresentanti dei partiti d’opposizione hanno
chiesto, con fermezza, il ritiro immediato delle truppe italiane
dall’Iraq [nella foto, militari italiani; alle loro
spalle, l’edificio distrutto dall’attentato].
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>>> VOYAGER IN CONFINIO
SYSTEMATIS SOLARIS.
Voyager, primum ex duobus percontatris ante viginti sex annos
in spatium cosmicum emissis, fines extremos systematis solaris
attigit.
Iam tantum spatium permeavit, quantum est nonagies iter ex
tellure in solem. In zona systematis solaris extrema ventus
solaris desinit et Voyager vi solis attractiva solvitur.
Hucusque nullum instrumentum ab homine factum in tam remotum
spatium penetravit. Per tenebrosas regiones interstellares
Voyager in proximum systema sidereum post quadraginta fere
milia annorum incidet.
Si nihil improvisi acciderit, fluentum eius electricum usque
ad annum bis millesimum vicesimum sufficiet. [Nuntios
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>>> SPAZIO: IL VOYAGER AI LIMITI DEL SISTEMA SOLARE.
Il Voyager, la prima della due sonde [percontatris] lanciate
nello spazio 26 anni fa [esattamente, il 5 settembre 1977;
si tratta, appunto, del Voyager 1, qui nel riquadro; ndt],
ha raggiunto i confini ultimi del sistema solare, dopo aver
viaggiato per una distanza 90 volte superiore a quella che
separa la Terra dal Sole.
Al confine del nostro sistema planetario, i venti solari perdono
velocità e il Voyager risulta libero dalla forza d’attrazione
gravitazionale esercitata dal Sole [in gergo tecnico,
questa regione viene, non a caso, detta “eliopausa”;
ndt].
il Voyager è, in assoluto, il primo apparecchio di
fabbricazione umana ad essersi spinto così lontano,
nell’Universo. Attraversando le regioni “profonde”
dello Spazio interstellare, il Voyager s’imbatterà
nel prossimo sistema planetario tra circa 40mila anni. A meno
d’inconvenienti, il sistema d’alimentazione della
navicella durerà fino al 2020 [una curiosità:
a bordo della sonda, c’è un disco d’oro
che reca un messaggio di saluto agli extraterrestri, in ben
55 lingue; ndt].
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>>> STALIN REDIVIVUS.
Iosephus Stalin, pristinus dictator Unionis Sovieticae, apud
multos Russos gratia valere pergit. Cuius rei testimonium
est, quod in urbe Ishim, quae est in Sibiria occidentali,
statua eius, olim deiecta, nuperrime restituta est.
Multis Russis senioribus Stalin est heros, quo duce Unio Sovietica
in bello mundano secundo victrix evaserit.
Id quoque virtuti illius tribuitur, quod patriam, agricultura
miserabiliter viventem, in potestatem armis nuclearibus praeditam
mutaverit.
Maior autem pars Russorum Stalinum habent tyrannum, qui saltem
decem miliones hominum interficiendos curavit. Totidem miliones
fame perierunt, quam politica Staliniana effecerat. [Nuntios
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>>> A VOLTE RITORNANO.
Il mito di Josif Stalin [nella foto], un tempo dittatore
dell’ex URSS, vive ancora nel cuore di molti Russi:
lo testimonia il fatto che ad Ishim, città della Siberia
occidentale, una sua statua, abbattuta tempo fa, è
stata recentemente rialzata.
Per molti Russi “nostalgici”, Stalin è
l’eroico condottiero che portò la Russia alla
vittoria, nella II guerra mondiale; gli si attribuisce anche
il merito d’aver fatto della propria patria, che versava
in miserevoli condizioni e che aveva un’economia esclusivamente
agricola, una potenza nucleare.
Ciononostante, per la maggior parte dei Russi, Stalin rimane
il dittatore che mandò a morte perlomeno 10 milioni
di esseri umani e che altrettanti ne fece morire di fame,
per l’indigenza causata dalla sua politica.
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le notizie
in latino sono redatte, con scadenza settimanale, da Reijo Pitkäranta
e Tuomo Pekkanen - © Copyright Finnish
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