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>>> BUSH IN BRITANNIAM
ADVENIT.
George Bush, praesidens Civitatum Americae Unitarum, cum
coniuge Laura die Martis Londinium venit visitationem statalem
in Britannia incohaturus.
Hunc eventum historicum appellaveris, si respicias eum primum
inter praesidentes Americanos esse, quem regina Elisabeth
II officialiter hospitio recepit. Ad tutelam eius praestandam
tota urbs ingentibus praesidiis cincta est. Dicuntur quattuordecim
milia custodum publicorum convocata esse ad prohibendum, ne
quid periculi hospitibus accideret. [Nuntios Latinos
21.11.2003 redegit Reijo Pitkäranta - ©
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Oy]
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>>> THE ENGLISH COWBOY.
Il presidente statunitense George Bush, con la first lady
Laura, è giunto martedì [18 novembre; ndt]
a Londra, in visita ufficiale in Inghilterra. Un evento storico
a tutti gli effetti, se si tien conto ch’egli è,
in assoluto, il primo presidente americano ad esser stato
ricevuto, in veste ufficiale, da Sua Maestà Elisabetta
II.
Imponente il servizio di sicurezza: l’intera città
è stata blindata, e son stati chiamati a raccolta ben
14mila agenti, per tutelare l’incolumità delle
personalità ospitate [mobilitata anche dal duplice,
terribile attentato terroristico che ieri, 20 nov., ha colpito
Istanbul (due esplosioni al consolato britannico e alla sede
turca della Hsbc, banca con sede a Londra: almeno 27 le vittime,
tra le quali il console inglese in Turchia), una folla di
almeno 150mila persone, secondo gli organizzatori, ha marciato
a Londra per protestare contro Bush, ospite evidentemente
sgradito a molti; la folla ha raggiunto Trafalgar Square,
dove ha simbolicamente abbattuto una statua in cartapesta
del presidente americano (come si vede nella foto); si tratta
del più imponente corteo di protesta che sia mai avvenuto
in Inghilterra in giorni feriali; l’opinione dei manifestanti
è che sia la politica guerrafondaia dell’asse
anglo-americano ad alimentare le ritorsioni terroristiche
contro l’Inghilterra; in una conferenza congiunta, la
ditta Bush&Blair ha comunque ribadito la propria determinazione
a “proseguire nella lotta al terrorismo”; ndt].
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>>> RES IRAQUIAE CONSTITUENTUR.
Civitates Americae Unitae, cum Iraquianis suas res administrandas
restituere vellent, translationem potestatis in Iraquia maturare
decreverunt.
Propositum est, ut ibidem mense Iunio proxime futuro regimen
temporarium nationale institueretur et ante finem anni bismillesimi
quinti (2005) electiones liberae haberentur. Neque tamen Americani
copias suas ex illa regione domum reducturi sunt. Donald Rumsfeld,
minister defensionis, negavit in consilio politico nuperrime
divulgato quicquam dictum esse, quod ad castra Americana in
Iraquia collocata pertineret. “Condicio securitatis”,
inquit, “non mutabitur”. [Nuntios Latinos
21.11.2003 redegit Reijo Pitkäranta - ©
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>>> IRAQ VERSO LA “DEVOLUTION”.
Gli Usa, volendo dotare gl’Iracheni d’un autogoverno,
hanno deciso di accelerare i tempi del trasferimento dei poteri.
Il piano prevede l’istituzione d’un governo provvisorio
nazionale già per giugno 2004 e l’indizione di
libere elezioni entro la fine del 2005 [faccio notare
come l’idea del futuro al congiuntivo, in proposizioni
come questa, non va espressa: si rende semplicemente il verbo
al congiuntivo, in questo caso imperfetto, essendo ‘storico’
il tempo della reggente; ndt].
Gli americani, beninteso, non rimpatrieranno le proprie truppe
dall’Iraq: il Segretario alla difesa Donald Rumsfeld
[nella foto], alla domanda se i piani annunciati,
pochissimi giorni fa, nel consiglio governativo (iracheno),
avessero qualcosa a che fare con lo stanziamento delle truppe
americane in Iraq, ho risposto di no: “La questione
della sicurezza – ha precisato – non subirà
cambiamenti” [la politica di Rumsfeld vede, infatti,
come due “tracce distinte e separate”(parole sue)
gli aspetti di governo e quelli della sicurezza in Iraq: la
transizione verso l’autogoverno, insomma, è un
fatto politico, e come tale sarà di competenza irachena,
con supervisione Usa, ovviamente; la questione della sicurezza,
e dunque l’aspetto militare della faccenda, rimarrà
nelle mani americane; fino a quando, non si sa; ndt].
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>>> CAELISCALPIUM EXCELSISSIMUM.
In media urbe Taipei, quod caput Taivaniae esse constat, caeliscalpium
in orbe omnium excelsissimum aedificatum est.
Haec turris e centum uno tabulatis composita in altitudinem
quingentorum octo metrorum assurgit et spatia diversi generis
continet ut pantopolium, observatorium et officia graphealia.
Sumptus aedificandi ad sesquimiliardum dollariorum aut etiam
altius ascendisse existimantur. Sismologi autem dixerunt se
metuere, ut moles tantae celsitudinis motus terrae sustineret.
Sed aedificatores tale periculum infitias ierunt. [Nuntios
Latinos 21.11.2003 redegit Reijo Pitkäranta
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>>> IL GRATTACIELO PIU’ ALTO DEL MONDO.
Nel centro di Taipei, capitale di Taiwan, è stato costruito
il grattacielo [caeliscalpium] più alto del mondo [nella
foto]. Il colosso, di ben 101 piani, è alto 508
metri e annovera aree adibite a scopo diverso: un centro commerciale,
un osservatorio panoramico e uffici. Le spese di edificazione
s’aggirerebbero intorno al miliardo e mezzo di dollari,
se non addirittura di più.
Gli esperti di sismologia hanno esternato il timore che un
edificio così alto non riuscirebbe a reggere, in caso
di terremoti; un pericolo, questo, che i progettisti ed i
costruttori hanno tuttavia escluso [nell’eventualità,
fatti i debiti scongiuri, elementi da ottocento tonnellate
fungerebbero, infatti, da “smorzatori” per ridurre
le oscillazioni; una curiosità: la copertura dei 24mila
metri quadrati di cristalli è stata affidata ad un’azienda
italiana: la ‘Permasteelisa’ di Mogliano Veneto;
ndt].
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le notizie
in latino sono redatte, con scadenza settimanale, da Reijo Pitkäranta
e Tuomo Pekkanen - © Copyright Finnish
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